RECORD DEL MONDO: IL DANESE KIM GREISEN VINCE A PERGUSA E CONQUISTA IL RECORD DEL MONDO. 35 IRONMAN IN UN ANNO Di GIORGIO E’ QUINTO; CATALANO STA CONCLUDENDO LA CORSA A PIEDI
Pergusa – 9 ottobre 2011 –
Kim Greisen è il nuovo eroe. Il nuovo campione, l‟uomo che ha tentato l‟impossibile e gli è riuscito ! Kim ha realizzato 35 Ironman in un anno, in 365 giorni, ed il suo è record mondiale. Vincendo a Pergusa il Decaironman Sicily 2001 l‟atleta danese ha conquistato i 10 Ironman – in 119 ore e 33 minuti - che sommati agli altri venticinque che aveva già concluso lo portano sull‟ipotetico podio mondiale battendo il record precedente, di 34, che apparteneva al nostro Vincenzo Catalano che in questo momento sta completando i primi 20 km degli ultimi 42 previsti di corsa a piedi. Kim lo scorso anno a novembre aveva già ottenuto un altro grosso successo, e cioè la quarta posizione al double deca Ironman, lo scorso novembre in Mexico. Era lì che aveva conosciuto gli organizzatori italiani, Roberto Lendaro, Giorgio Alessi – entrambi al traguardo del doubledeca – e Vincenzo Catalano. A questi primi venti poi ne ha aggiunti altri cinque, divisi in un doppio e un triplo, e infine, oggi, ha completato i 10, in dieci giorni. Ma non è stato il “freddo” danese ad arrivare per primo al traguardo oggi, prima di lui avevano concluso Hermann Steinacher che all‟ultimo giorno aveva ottenuto un ottimo 11 ore e 31 minuti e il francese Thierry Delhaye che con un totale di 122 ore e 43 minuti si accaparra il secondo posto assoluto in classifica. La rimonta eccezionale è stata quella dell‟inglese David Clamp che oggi ce l‟ha messa tutta, chiudendo con un ottimo tempo e conquistandosi la terza posizione assoluta con un totale di 126 ore e 08 minuti. Ha migliorato il suo tempo complessivo anche Hermann Steinacher, seppure con vesciche e dolori ai piedi inenarrabili: migliorando il suo personale (il migliore della decima giornata) l‟austriaco si porta in 4. posizione (in tutto ha impiegato 126 e 12 minuti) scalzando il nostro Andrea „Pelo‟ Di Giorgio che si deve accontentare – si fa per dire – della quinta piazza con un tempo di 131 ore e 06 minuti. Ma la felicità del romagnolo va ben oltre la posizione: la sfida con se stesso l‟ha vinta coronando un‟impresa a cui non aveva mai pensato prima e portando all‟Amref, associazione con cui collabora da tempo, un piccolo aiuto economico che lo fa ancora più felice.
L‟ultima giornata, a detta di tutti, è stata la più difficile, la più pesante, con una temperatura intorno ai 5 gradi e la pioggia intermittente, ma quasi costante. La neve ha fatto la sua comparsa sull‟Etna e il freddo si è fatto pungente al punto da far patire i concorrenti – i 12 ancora in gara – come mai prima di oggi. Al punto che Terry, l‟assistente di Andrea alle 19 chiedeva aiuto agli amici per una ricarica di energia “fa molto freddo con vento e pioggia - scriveva in un sms - serve energia, mandatene” e lo spediva a tutti gli amici coinvolti in questa avventura. Ma questa è solo una delle mille storie di questo Decaironman, come quella di Tony Reed che con i piedi ormai piagati e senza più unghie correva con le infradito (come aveva già fatto l‟americana Leslie nei giorni scorsi) e per non perdere le ciabattine, vista l‟acqua e il terreno scivoloso, se le bloccava sui piedi con lo scotch. O ancora la ruota bucata di Vincenzo Catalano, anche oggi, e la decisione di finire la gara con una mountain bike, sull‟asfalto del circuito.
Storie ce ne sono tantissime, ma insieme a queste, insieme alla soddisfazione dei ragazzi dell‟Università Kore di Enna – facoltà di Scienze Motorie – per aver partecipato al progetto, e insieme alla felicità di tutti gli assistenti, i parenti, gli amici dei partecipanti, gli uomini infaticabili della Triathlon Enna, Giorgio Alessi, coinvolto in prima persona nell‟organizzazione c‟è la convinzione – vera e palpabile – di aver fatto parte di qualche cosa di unico ed irripetibile.
VINCENZO CATALANO CHIUDE IL SUO SECONDO DECAIROMAN E MIGLIORA IL SUO PERSONALE DI QUASI VENTI ORE. IL SUO COMMENTO A 360° A FINE GARA
Pergusa – 10 ottobre 2011 –
Quando si parla con Vincenzo Catalano (42 anni), questa mattina, al termine del Decaironman Sicily 2011, si ha l’impressione che lui sia appena atterrato da un altro pianeta. Non ha più legami con la realtà e la stanchezza lo ha trasfigurato rallentandogli anche la parlata. Lentamente riemerge da una sorta di limbo in cui ha vissuto in questi ultimi giorni e non sa neanche esattamente come sia finito l’Ironman, questo 1x10 che lui ha organizzato con i suoi amici, ma al quale ha anche partecipato. Comincia a raccontare cercando di radunare le idee e condividerle: “Ho perso il ritmo di gara,purtroppo, al quarto giorno, e da lì non sono più riuscito a trovarlo. Il quarto giorno, lunedì 3 ottobre, abbiamo finito, insieme a Paolo (Della Patron) alle 4 di mattina e da lì è iniziata un’altra gara per me. Paolo si è fermato, ma io ho proseguito solo che essendo andato a dormire così tardi ho nuotato alla mattina alle 7,30 come da programma, ma poi sono andato a dormire svegliandomi non prima di mezzogiorno. E così ho continuato: salivo in bicicletta e cominciavo le mie sei ore in sella, mentre gli altri dopo un paio di ore avevano già finito e cominciavano la corsa. Di conseguenza io correvo quasi da solo, finendo molto tardi”. Il suo Decaironman dunque è stato diverso dagli altri: lui faceva bici, corsa e nuoto, dormendo dopo la piscina. Però è soddisfatto: “Oh certo, lo sono eccome. Si sono ritirati tanti atleti e quindi alla luce di questo sono contento di essere fra quelli che hanno finto, soprattutto perché per me era più difficile, a livello mentale, perché correvo da solo”. L’obiettivo quindi è centrato? “ Sì, sì, l’obiettivo era di finirlo e quindi ne sono contento, anche perché è stato un decaironman durissimo, sicuramente il più difficile, soprattutto a livello di clima. Ieri, per esempio, nell’ultimo giorno, ci ha massacrati: spesso, giravamo con la coperta addosso. Sembrava quasi di essere in Nord Europa: sole, poi pioggia, grandine, poi freddissimo. Addirittura in bicicletta siamo stati colpiti dalla grandine, in testa, sul corpo e faceva davvero male. E’ il deca più duro che abbia mai fatto…” Scopre chiacchierando che Kim Greisen ha battuto il suo record, ottenuto nel 2006 di 34 Ironman in un anno. “Ma dai, davvero? – dice – non lo sapevo, non l’ho visto ieri quando ha concluso la corsa. – ci pensa su un attimo e dice – ah, e così ha battuto il mio record. Vabbè, ora mi riposo, poi ci penso su, ma non credo di voler provare a batterlo, ormai sono troppo vecchio per queste cose” – e ci ride sopra.
E a questo punto parliamo degli altri atleti, per capire e sentire il parere di Catalano. Chi ti ha sorpreso di più? “Sicuramente Andrea Di Giorgio: è andato molto bene e all’inizio non ci avrei scommesso. Ha sempre corso (quasi mai camminato) ed ha anche sempre pedalato regolarmente e bene. Non conoscevo il francese, Delhaye, ma devo dire che è stato molto bravo, davvero. Credo che sia nuovo a queste gare perché non l’avevo mai sentito, ma di sicuro lo rivedrò perché è bravo”. E del ritiro di Kari Martens che ne pensi? “Kari ha fatto il possibile per arrivare in fondo ma lui ha questo problema alla schiena molto serio che a volte lo “inchioda”. Ha una ottima bici ed è un buon pedalatore ma il nuoto e la corsa non sono per lui, non è ai livelli degli altri. Inoltre lui non è agile, è pesante nella corsa e quando ha deciso di ritirarsi era davvero molto stanco”. E lo spagnolo, Lopez, che impressione ti ha fatto, così veloce nel nuoto? “Lopez è partito forse troppo forte, ma più che un uomo di Ironman lui è un nuotatore. Credo che l’avere sempre ottenuto il miglior tempo nel nuoto forse lo abbia entusiasmato troppo e per questo ha forzato un po’ più del dovuto nei primi giorni, tanto è vero che si è poi manifestato quel problema al tendine di Achille”.
Peccato per Villa, il tuo amico messicano, il primo ritirato, dopo il secondo giorno …”Beto è un caro amico per me però da qualche anno è fuori forma. Era molto forte fino al 2005 e 2006 (quando finì terzo nel primo 1x10) ma poi con la famiglia, gli altri impegni, ha lasciato un po’ perdere gli allenamenti. Forse quando è arrivato qui era più per stare con gli amici, rivederli tutti insieme che per affrontare veramente il deca…mi è parso un po’ meno motivato…”
La vittoria di Kim Greisen ti ha sorpreso? “Conosco Kim e pensavo fin dall’inizio che vincesse lui. Aveva già fatto un deca in passato ma si era gestito male andando troppo veloce nei tre giorni d’inizio. Qui invece è stato diverso, i primi giorni abbiamo girato insieme in bicicletta ed abbiamo avuto modo di parlare molto: è partito tranquillo e poi ha accelerato sul finale. E’ stato davvero molto bravo !”
Impossibile non parlare di Hermann Steinacher, l’austriaco accompagnato da mamma Heidi: “Lui mi ha sorpreso, lo ammetto. Non me lo aspettavo così bravo. Ha una bellissima bici e va molto forte e regolare: non va molto bene nella corsa perché è un po’ appesantito, non è longilineo, però è stato bravissimo”.
E l’altro austriaco, Harald Oswald? “Lui invece mi ha un po’ deluso mi aspettavo di più sinceramente. Ha sofferto tanto la bici, non so come mai, secondo me è messo un po’ male: ha una bici troppo alta e lo costringe ad una posizione scomoda. A piedi invece era uno dei migliori, lui ha sempre avuto una bella falcata, corre molto bene”.
E David Camp, ti aspettavi il suo terzo posto? “Sì, David è una conferma. Lui è molto forte, corre in modo pazzesco, sembrava quasi che fosse fresco, che non avesse fatto altro prima. Ha una splendida falcata ma è normale, è un podista. Ha fatto proprio una bella gara”.
Tony Reed, il canadese, lo conoscevi? “No, in effetti no. Ma è un tipo strano, un fissato del computer, a tre giri dalla fine della corsa si fermava ed aggiornava il suo profilo, davvero un fissato. E poi poveretto ha corso con le infradito perché aveva gli alluci spappolati dalle vesciche”.
E di Paolo che ne pensi? “Ma, lui in realtà non era venuto qui con intenzioni bellicose, voleva provarci. Però pensavo fosse più regolare, magari poteva fare due Ironman e poi fermarsi un giorno. Poi ripartire per altri due, invece ha tenuto per quattro giorni e poi ha smesso. Era già soddisfatto così ma, secondo me, se si fosse gestito meglio avrebbe anche potuto arrivare a completarne sei, o sette”.
Il piccolo svizzero, Daniel Meier è stato bravo, così magro: “Davvero, lui è molto bravo in bici, pedala fluido, ma poi ha sofferto la corsa proprio perché è magro e mingherlino. Spesso si fermava a riprendere fiato e a ricaricarsi”.
Infine un commento su Michael Ward, il guardiamarina inglese. “Ah, lui è una macchina da guerra. Non si ferma mai e ha una disciplina incredibile. Si è messo a camminare – invece che correre – solo poche volte, fra cui ieri, nell’ultimo giorno, perché aveva un problema muscolare. E’ fortissimo, non pensavo
che fosse così regolare: va molto bene in bici, non ha velocità stratosferiche forse, ma riesce a mantenere una media dei 28 km/h regolari”. E a proposito di medie e velocità conclude con un aneddoto: “I due rettilinei dell’autodromo di Pergusa in questi ultimi giorni sono stati terribili in bicicletta. Il vento ci soffiava contro e avevamo l’impressione di essere fermi: lo stesso Greisen che girava su una media dei 40 km orari si attestava sui 28 km/h, mi immagino noi ! L’impressione era veramente quella di essere fermi, nonostante la spinta e la fatica”.
14 h 37 min.
condizioni meteo inverosimili
Via con i bonifici di... 10 € , causale : pelo - decaironmanitaly.
Ringrazio tutti per il sostegno e l'affetto dimostrato Andrea Pelo Di Giorgio
GENERAL CLASSIFICATION |
5 17 Andrea Pelo di Giorgio ITA 12:17:00 13:00:00 12:49:00 13:30:00 13:07:00 12:42:00 12:48:00 12:37:00 13:38:00 14:38:00 131:06:00
Grande ANDREA sei stato Mangifico, sinceramente non ci speravo, ma forse nemmeno tu, hai concluso un'impresa UNICA, non ho parole adatte ad esprimerti i miei complimenti, sarebbe stato bello essere lì con te, grazie x le emozioni che ci hai fatto vivere.
NB stamattina invierò il bonifico, te lo sei meritato, AZZALUT
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